Da che parte è la mia terra? - Sito di Gianluca Dagnino

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Da che parte è
la "mia terra"?

«Il quartiere di Spalen a Basilea è diventato negli ultimi anni una vera colonia di operai transalpini. La sera soprattutto queste strade hanno un vero profumo di terrore transalpino. Gli abitanti si intasano, cucinano e mangiano pressoché in comune in una saletta rivoltante. Ma quello che è più grave è che alcuni gruppi di italiani si assembrano in certi posti dove intralciano la circolazione e  occasionalmente danno vita a risse che spesso finiscono a coltellate».


(Da “La Suisse”, Ginevra, 17 agosto 1898).



Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano anche perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno e alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.

Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi o petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti fra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.
Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare fra coloro che entrano nel nostro Paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali. Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione ”.


(Congresso degli Stati Uniti – Rapporto sugli immigrati italiani, 1912).




«
Non sono, ecco, non sono come noi.
La differenza sta nell’odore diverso, nell’aspetto diverso, nel modo di agire diverso.
Dopotutto non si possono rimproverare.
Oh, no. Non si può.
Non hanno mai avuto quello che abbiamo avuto noi.
Il guaio è…. che non ne riesci a trovare uno che sia onesto
».


(Richard Nixon, Presidente degli Stati Uniti d’America, 1973).

Cosa intende per nazione, signor Ministro? Una massa di infelici? Piantiamo grano ma non mangiamo pane bianco. Coltiviamo la vite, ma non beviamo il vino. Alleviamo animali, ma non mangiamo carne. Ciò nonostante voi ci consigliate di non abbandonare la nostra Patria. Ma è una Patria la terra dove non si riesce a vivere del proprio lavoro? »

(Risposta di un emigrante italiano ad un ministro italiano, sec. XIX, riportata da Costantino Ianni - Homens sem paz, Civilização Brasileira, 1972, ed esposta nel Memoriale dell'immigrato di San Paolo)



Leggendo queste frasi - evitando le date e gli autori - si direbbe che siano state scritte negli ultimi anni.
Sembrerebbero rivolgersi agli immigrati che, tutti i giorni, guardiamo - facendo finta di non vedere - nelle strade delle nostre città.

Gli immigrati, già... ! "Quella gente là....." è il "miglior complimento" che possiamo sentire.
Fanno molto comodo quando, curvi verso la terra, è l'ora di raccogliere i pomodori piuttosto che negli antri nascosti degli alberghi e dei ristoranti a lavare piatti o a rassettare stanze ma, quando li vediamo girare per strada, radunarsi e parlare tra loro, siamo colti da un senso, minimo di raccapriccio, se non di paura.

Si assembrano, mi guardano, parlano una lingua che non capisco; chissà; sicuramente avranno qualcosa da dire su di me.

Lungi da me il solo pensare che tutti gli immigrati siano "brave persone" o lavoratori indefessi.
Certo gli eventi di micro-criminalità (che è quella che, poi, da maggiormente fastidio alla gente comune) tra la popolazione immigrata sono in numero superiore rispetto a quelli che vedono coinvolti cittadini italiani.

Quali sono le reali motivazioni di tutto ciò?

Sicuramente la forza lavoro portata dalla popolazione migrante, essendo per forza di cose, meno qualificata, si presta per incombenze che noi non vogliamo più svolgere (e tantomeno far svolgere ai nostri figli) e, per la stessa ragione, è soggetta ad un estremo precariato.

"Quando trovo lavoro posso mangiare onestamente", mi disse, un giorno, un giovane algerino che conobbi durante una di quelle operazioni chiamate "contrasto all'immigrazione clandestina.
"Ma quando il lavoro non c'è, cosa posso fare per mangiare?".
Ragionamento, questo, che - in certe situazioni - difficilmente fa una grinza.
Questo ragazzo mi raccontò che aveva studiato ragioneria, nel proprio paese, e aveva lavorato in una banca come contabile. A seguito della presa del potere da parte degli estremisti islamici del FIS aveva perso il lavoro e aveva deciso di emigrare.

Per la cronaca, adesso, dopo aver finalmente ottenuto il permesso di soggiorno, lo vedo lavorare per un'azienda agricola  e, ogni tanto, si ferma per scambiare qualche parola con me.

Chi, tra di noi, è, anagraficamente, un po' meno giovane ricorderà, neppure troppi anni fa, gli assembramenti, in alcune vie e piazze, di persone provenienti dal Sud Italia guardate con il medesimo sospetto dall'"Albenganese DOC".
A distanza di trent'anni la "paura del meridionale" è, per fortuna, solo un ricordo di chi vuole ancora ricordare.

Ci vorranno altri trent'anni perchè qualcuno possa ricordare l'oggi?

NOTA A PIE' DI PAGINA:

Finalmente sento dire che è giusto concedere la cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia.
Era ora!
Mi auguro non siano promesse da marinaio!!!

 
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