Il Romanzo dell'Impero Romano - Sito di Gianluca Dagnino

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Leggere, Leggere, Leggere

Il Romanzo dell'Impero Romano
di Giulio Castelli
(La caduta dell'Impero vista da un Albenganese)

Ho sempre avuto la passione per i romanzi storici e, girovagando in una libreria (hobby che consiglio a tutti),  sono stato attratto da  questo grande volume di cui, oggi, vorrei parlarvi.
Si tratta di un "tomo" che comprende tre romanzi per un totale di circa 1500 pagine che racconta, in maniera avvincente, ma, nello stesso tempo, precisa e documentata, la storia degli ultimi Imperatori Romani - da Valentiniano III alla caduta incentrandosi, nella prima parte su Giulio Valerio Maggioriano.

Maggioriano, già generale al fianco di Ezio contro gli Unni ai Campi Catalauni, divenne imperatore nel 457 e, oltre a riconquistare parte dei territori ormai perduti - a causa delle migrazioni dei popoli barbari - promosse riforme volte a tutelare il patrimonio storico di Roma. Promulgò, caso quasi unico, leggi per limitare l'invadenza politica delle gerarchie ecclesiastiche e (udite, udite) addirittura leggi per far pagare le tasse ai ceti più abbienti a scapito dei più poveri.
Proviamo ad immaginare quanto poteva durare un imperatore del genere!
Infatti, con la scusa di un rovescio militare, venne deposto ed ucciso nel 461.

Ma il libro non si ferma qui: oltre a descrivere l'atmosfera dell'epoca in molte provincie imperiali (un attenzione particolare è dedicata alla Gallia e, in particolare, ad Arles), è anche incentrato su due personaggi un po' particolari.
Uno, realmente esistito, Flavio Pietro, magister officiorum (una sorta di primo ministro) di Maggioriano e, a quanto pare di origine albenganese, l'altro, Flavio Ascanio, nipote di Pietro, inventato ma, albenganese anche lui.

Attraverso gli occhi di queste due figure scorrono gli ultimi giorni dell'Impero, è visibile, anche in maniera paradossale ma, purtroppo, assai attuale, la decadenza, la corruzione, la distanza della classe politica (di allora?) dai reali bisogni del popolo. Tutto, purtroppo, clamorosamente attuale.... fino al paradosso (non voglio rovinare nulla) che il Senato Romano preferì non avere un Imperatore perchè, di fatto, costava troppo alle casse dello Stato.

Sullo sfondo, ma non troppo, la nostra città. Albenga - infatti - in particolare nel secondo e nell'ultimo dei tre romanzi, svolge quasi il ruolo di città protagonista.
E' minuziosamente descritta così come sono minuziose le descrizioni dei suoi cittadini.
Il tutto colpisce poichè l'Autore - Giulio Castelli - non è ne di origine albenganese ne ha mai vissuto qui.

Vi confesso che oltre ad essere avvincente, il libro, mi ha anche incuriosito al punto che ho inviato una mail all'autore chiedendo notizie su Flavio Pietro, personaggio che non conoscevo e del quale non avevo mai trovato notizie.
Ebbene, dopo pochissimi giorni, Castelli, mi ha risposto inviandomi un lungo trattato ed indicandomi autori dell'epoca che ne parlarono (Sidonio Apollinare, Zosimo e Ennodio di Pavia).

Credo possa essere una buona lettura per un felice Natale.

 
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