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Un Altro Me
Il nuovo cd di Danilo Sacco
Per la gioia (o l'attesa) di chi si chiedeva cosa avrebbe fatto Danilo Sacco senza i Nomadi è uscito il 5 giugno "Un Altro Me", primo lavoro da solista.
La curiosità, lo ammetto, era tanta e, direi, è stata positivamente ripagata.
Un po' di Nomadi (20 anni non si cancellano), un po' di Tom Petty & Heartbreakers (fra i miei preferiti) qualche altra citazione, potente rock, struggenti ballate, ma, soprattutto una grande voce e tanta, tanta personalità.
Che altro dire? Prima di addentrarmi sui brani uno sguardo alla formazione che è di assoluto prim'ordine.
Valerio Giambelli (ex Statuto) alla chitarra, Andrea Mei (che in passato, tra l'altro ha scritto insieme a Danilo Sangue al Cuore) alle tastiere ed alla fisarmonica, Jean Pierre Rodriguez (uno strano "orobico" colured) alle percussioni e, per i concerti Antonio "Rigo" Righetti, già bassista del Liga e, alla batteria Tommy Graziani (figlio del mai dimenticato Ivan)
Foto tratta dalla pagina Facebook di Danilo Sacco
A questo punto addentrarsi nell'analisi del disco non è facile: inizia con "Non cammineremo mai", scelto come singolo prima del lancio del CD, bello in puro stile Danilo (che per anni abbiamo apprezzato nei Nomadi).
Il lavoro è diviso in parti quasi uguali (tranne una piacevole eccezione di cui dirò dopo) fra struggenti ballate nelle quali la voce la fa da padrone "L'Aurora" a dir poco stupenda, "Non ho che te" dedicata alla sua compagna, "Io mi ricordo" personale ed autobiografica, "Mekong", vagamente lennoniana e rock potente e ben sostenuto "Dinamite" su tutti, ma anche, "Io Non Lo So" puro Tom Petty (con ben altra voce) - un artista particolarmente apprezzato da Danilo. "Cane" tagliente ed ironica, politica ed antipolitica nel contempo.
Il pezzo che da il titolo all'album (lo sentite in sottofondo - anch'esso in stile Tom Petty) è - a mio avviso - il migliore, racconta di una tragedia sul lavoro dovuta all'amianto.
L'eccezione è rappresentata da "Non ho santi in paradiso", un omaggio a Danilo da parte del grande Massimo Bubola sullo stile "Il cielo d'irlanda" o "Fiume Sand Creek" - unico non scritto da Danilo - che conclude l'album in maniera piacevolissima.
Ovviamente il tutto si apprezza al meglio dopo ripetuti ascolti
A questo punto, senza entrare in polemiche inutili, mi sento di sostenere che chi ci ha rimesso nella separazione tra i Nomadi e Danilo, non è certo quest'ultimo.
Ma, adesso arriva il difficile: dopo un buon esordio anche in concerto (a cui spero di poter presto assistere), ora si tratta di (scusate il gioco di parole) ripetersi senza ripetersi.
IN BOCCA AL LUPO!!!